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L’allevamento anatre ha diversi vantaggi rispetto a quello dei polli. Come prima cosa l’anatra è un uccello tranquillo e facile da gestire poiché non ha bisogno di razzolare come le oche e, quindi, non c’è il rischio che danneggi giardini e parchi. Le anatre, infatti, non rasano l’erba, ma, la perlustrano in cerca di larve e insetti di chi sono ghiotte. Vivono nei luoghi paludosi, dove hanno anche una funzione di sanificazione, poiché, nutrendosi di larve e insetti, distrugge le larve di zanzare. Gli anatroccoli, rispetto ai cuccioli dei polli e delle oche, diventano indipendenti già dopo due settimane. Le anatre, inoltre, non hanno particolari problemi di alimentazione, basta, infatti, garantirgli un pasto abbondante la mattina e qualche chicco di granaglie la sera perché possano dirsi soddisfatte. Durante il giorno, infatti, ci penseranno da sole a trovare da mangiare nei prati e tra l’erba. Rispetto ai polli e alle galline hanno una crescita molto rapida e non esistono sostanziali differenze tra il maschio e la femmina. Le anatre non necessitano di ricoveri elaborati ed essendo degli animali molto robusti sono resistente al freddo e alla maggior parte delle malattie che attaccano i volatili. Le anatre, inoltre, tengono testa alle galline in quanto a deposizione delle uova arrivando a deporre fino al quinto anno di vita.
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Le anatre trascorrono buona parte della loro giornata in acqua, quindi se si decide di allevarle bisogna provvedere a fornirgli uno stagno o un laghetto in cui poter nuotare. Le anatre, però, dormono sulla terra ferma, quindi, necessitano di un rifugio in cui potersi riposare durante la notte o rifugiarsi quando ne sentono il bisogno. Essendo animali di poche pretese per loro va bene anche una capanna molto spartana costituita da alcune assi di legno e da un tetto. Il rifugio dovrà essere costruito in legno e dovrà essere grande abbastanza da poter ospitare adeguatamente gli animali. In generale si deve considerare almeno un metro quadrato per ogni coppia. La capanna deve essere orientata verso oriente, dove spunta il sole e deve avere diverse finestre e aperture sulle facciate, coperte da reti metalliche, per garantire la giusta areazione all’interno. Il tetto è meglio se è spiovente e il pavimento deve essere leggermente rialzato per evitare l’intrusione dei topi pericolosissimi per la salute di questi volatili domestici. Sul pavimento si può spargere un po’ di paglia, della segatura e delle foglie secche che devono fungere da materasso per le anatre e dovrà essere cambiata spesso per evitare che sporcandosi possa creare problemi di carattere igienico sanitario e attirare insetti e ratti.
Le anatre si nutrono di qualsiasi cosa trovano nei prati, dalle larve agli insetti, fino a piccoli invertebrati e alle piante acquatiche. Non disdegnano neanche semi e cereali. In cattività se si lasciano libere di nuotare e di pascolare nei prati la loro alimentazione dovrà essere integrata solo con piccole quantità di mangimi. I mangimi per anatre sono a base di granoturco, farina di mais, farina d’avena, farina di erba medica e crusca. Si può anche dare loro un pastone con del pane bagnato e fatto a pezzettini e poi condito con un po’ di sale e qualche erba di campo. Se, invece, le anatre sono tenute in allevamenti intensivi da ingrasso e non hanno la possibilità di muoversi e nuotare allora la loro alimentazione dovrà essere a base di mangimi e di pastoni multivitaminici che devono garantire agli animali tutti i nutrienti necessari per il loro accrescimento.
Le anatre iniziano a deporre le uova già intorno al quarto mese d’età e in media depongono circa 20 uova tre volte l’anno. Alcune specie arrivano anche a raggiungere il traguardo delle 100 uova l’anno. Le uova fecondate si schiudono mediamente dopo un mese. La cova è affidata alla madre che lascia il nido solo per andare a mangiare. In natura la stagione degli accoppiamenti per le anatre coincide con l’inizio della primavera e quindi anche in cattività, il periodo migliore per far riprodurre le anatre è sicuramente il mesi marzo, così da ottenere le prime nascite agli inizi di maggio. Per favorire la riproduzione delle anatre è necessario allestire un nido all’interno della capanna in cui la femmina possa deporre le uova e covarle. Le uova di anatra necessitano di molta umidità per maturare quindi a partire dal ventesimo giorno di cova è utile spruzzarvi sopra dell’acqua tiepida approfittando dei momenti in cui la madre smette di covare per andare a mangiare. Le anatre sono animali essenzialmente monogami scelgono un compagno vi rimangono insieme per il resto della loro vita. L’accoppiamento tra anatre è preceduto da un lungo e complesso rituale di corteggiamento che varia da specie a specie e che è costituito da una serie di segnali vicendevoli, inviti e rifiuti che poi si concludono con l’accoppiamento. Il primo segnale è dato, generalmente, dal maschio che abbandona le proprie attività e comincia a seguire la femmina e a muovere il collo su e giù. Se la femmina è disponibile, risponde agli inviti del maschio, muovendo anche lei il collo, altrimenti semplicemente ignora i segnali e continua a fare svolgere le sue consuete attività. Lo scambio di segnali continua fino a quando la femmina non si stende completamente a terra allungando il collo e invitando in questo modo il maschio a montarla per propiziare la fecondazione. Concluso l’accoppiamento i due genitori ritornano alle loro attività quotidiane. La femmina inizia quindi a preparare il nido cercando luoghi asciutti e riparati. Predilige i cespugli e la fitta vegetazione vicino a laghi e specchi d’acqua. Il nido viene imbottito con piume che si strappa dal petto e dall’addome e il maschio ritorna alle sue attività consuete di ricerca di cibo. La cova e la cura della prole sono solitamente a carico della femmina, ma, in alcune specie anche il maschio collabora con la compagna. In media la femmina depone dalle dodici alle venti uova a covata. Appena nati, gli anatroccoli sono già indipendenti e possono nuotare e di nutrirsi da soli. Ogni specie ha poi un suo particolare rituale di nidificazione. C’è l’anatra sposa ad esempio, che nidifica in tronchi cavi e non disdegna neanche nidi artificiali.
Le anatre sono animali molto forti e resistenti e difficilmente contraggono malattie o infezioni. Per questo può risultare molto difficile accorgersi quando si ammalano. Tra le malattie più comuni che colpiscono le anatre c’è, comunque, l’aspergillosi, un’infezione causata da una famiglia di funghi che attaccano soprattutto i polmoni e colpiscono soprattutto gli anatroccoli più giovani. L’aspergillosi si riconosce per alcuni sintomi caratteristici che sono: difficoltà nella respirazione, rumori e rantoli e affanno. Anche la Chlamydia è causata da un batterio e comporta problemi respiratori, congiuntivite, diarrea e atrofia dei muscoli del petto. Si tratta di un’infezione molto contagiosa e quando un’anatra viene colpita bisogna subito isolarla per evitare che infetti anche le altre. Molto contagiosa è anche la Pasteurellosi che fa registrare un tasso di mortalità molto elevato. Gli esemplari contagiati sono soggetti ad una morte molto rapida e i sintomi si manifestano solo poche ore prima del decesso, quando ormai non c’è più nulla da fare. Si tratta di una malattia che interessa principalmente i soggetti cresciuti in allevamenti intensivi. L’unica cura è rappresentata dalla somministrazione di antibiotici. Molto spesso però la cura viene iniziata quando ormai è già troppo tardi. Provoca problemi respiratori, diarrea e nei soggetti giovani ha un elevato tasso di mortalità. La malattia di Derszy è, invece, un’infezione altamente contagiosa e colpisce i paperi e gli esemplari molto giovani. Ha un tasso di mortalità che può arrivare a sfiorare il 100%. Si trasmette attraverso le uova e le feci. Altra malattia considerata letale per le anatre è la coccidiosi renale che si manifesta con debolezza, ali cadenti, diarrea e mancanza di appetito. C’è poi la Criptosporidiosi che attacca sia i polmoni, sia l’intestino dell’animale. Si manifesta con anoressia, debolezza, difficoltà nei movimenti e ingrossamento delle ghiandole. C’è infine l’enterite virale che è causata da un herpes e si trasmette attraverso il contatto diretto con animali infetti o con ambienti contaminati. Tra i sintomi più comuni ci sono danni vascolari, eruzioni cutanee e delle mucose, problemi al tratto intestinale, lesioni ai linfonodi e agli altri tessuti interni. Anche questa malattia come tutte le altre può portare al decesso degli animali.
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