La pelle dei serpenti è ricoperta di squame. Le squame hanno funzioni molteplici, prima tra tutte quella della difesa poiché permettono ai serpenti di mimetizzarsi con l’ambiente circostante assumendo particolari colorazioni. Pigmentazione che, all’inverso, talune specie utilizzano per spaventare i predatori e difendersi da eventuali minacce evitando lo scontro diretto e quindi l’utilizzo del veleno. Colori vivici spesso, infatti, sono sinonimo di un alto tasso di pericolosità. Le squame sono tenute insieme da uno strato di pelle elastico detto ‘interstiziale’ che si distende quando il serpente necessita di muoversi garantendogli quindi flessibilità. Quando, invece, il serpente si sente in pericolo si irrigidisce formando uno scudo. Le squame proteggono anche i serpenti dai parassiti e da eventuali morsi durante i combattimenti con le prede. Hanno, poi, una funzione di termoregolazione e evitano che l’animale si disidrati. A seconda dell’habitat del serpente le squame assumono caratteristiche diverse. I serpenti che vivono nei deserti o comunque in habitat secchi e aridi hanno squame impermeabili che gli consentono di mantenere costante il tasso di umidità. Inversamente, quelli che vivono nelle regioni tropicali sono ricoperti da squame meno impermeabili poiché il tasso di umidità è molto alto.
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Caratteristica dei serpenti è quella di cambiare periodicamente lo strato superficiale della pelle che viene sostituito da un nuovo strato cheratinizzato formatosi sotto quello vecchio. Questo processo è detto ‘muta’ o ‘ecdisi’ e nei serpenti avviene in un unico momento: la vecchia pelle viene sfilata per intero come se fosse un calzino. Si tratta di una fase fondamentale per la crescita delle dimensioni del serpente e per il miglioramento del movimento. La muta si verifica ad intervalli regolari ogni mese o ogni settimana a seconda dell’età e del tipo di serpente. Quando devono cambiare la pelle i serpenti tendono a contorcersi e a strofinarsi contro le rocce o contro superfici dure e poi, quando arriva il momento giusto, rompono lo strato che li avvolge partendo dalla testa e cominciano a spingerlo all’indietro strofinandosi sul terreno. In questo modo l’involucro si stacca pian piano senza rompersi come se si trattasse di un vestito fatto, però, interamente di squame. Quando ciò non accade e la muta avviene a pezzi con parti di pelle vecchia che restano attaccate a al corpo allora significa che il rettile ha problemi di salute o è disidratato e bisogna accertarsi, in caso di serpente domestico, delle ragioni alla base del disturbo. In questo caso si parla di “disecdisi”. Questi fenomeni, la muta e la disecdisi, accomunano i serpenti agli altri rettili appartenenti alla famiglia dei sauri e dei Cheloni. Quando arriva il momento del cambiamento di pelle i serpenti diventano nervosi, non mangiano e tendono a stare il più possibile in contatto con l’acqua, poiché il processo della muta comporta una notevole disidratazione per l’animale. Le squame che compongono la pelle, infatti, hanno un ruolo fondamentale nel mantenere costante il tasso di umidità dell'epidermide.
La pelle dei serpenti, soprattutto di alcune specie come i boa e i pitoni, è utilizzata per il confezionamento di scarpe, borse e accessori. Si tratta di un tipo di pelle molto ricercata ed estremamente pregiata, al pari di quella dei coccodrilli, ed è per questo che molti serpenti vengono uccisi ogni giorno per ottenere la pelle necessaria per l’industria dei pellami. Tra le pelli più ricercate c’è sicuramente quella dei pitoni reticolati per lo splendido disegno geometrico che la caratterizza. Ma la pelle di serpente trova anche altri utilizzi in campi e settori diversi da quello tessile e calzaturiero. Tra questi c’è il settore della cosmetica e la medicina. Le sostanze contenute nella pelle dei serpenti, infatti, vengono utilizzate per la creazione di creme e cosmetici di bellezza. Come per il commercio dei serpenti e delle specie a rischio anche la commercializzazione delle pelli sono regolate dalla normativa C.I.T.I.E.S.
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