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Nel 1986 in una grotta della Slovenia e più precisamente nella grotta di Doblicica nella Carniola settentrionale, ai confini con la Croazia, è stata rinvenuta una nuova e rarissima specie di proteo, il proteo nero. Il nome si deve alla colorazione bruna della pelle del corpo, a differenza del proteo comune che, invece, è pallido. Il proteo nero, però, si differenzia dal proteo comune oltre che per il colore della pelle anche per le dimensioni maggiori, arrivando a misurare in media circa 35 centimetri, e per le mascelle più grandi e robuste. Possiede occhi più sviluppati – pur essendo completamente cieco - e ciò ha portato i ricercatori a presupporre una sua vita nei fiumi di superficie prima di rifugiarsi all'interno di grotte e caverne. Ciò potrebbe spiegare anche la particolare colorazione della pelle, altrimenti inspiegabile in animali che trascorrono tutta la loro vita sottoterra e al buio.
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L’areale di distribuzione del proteo è estremamente limitato. Lo si può trovare esclusivamente nelle grotte e nelle caverne di origine carsica presenti a est del confine italiano. Il proteo vive in tutto in quattro stati: Italia - e più precisamente nelle grotte tra Gorizia e Trieste - in Bosnia Erzegovina, in Slovenia e in Croazia. Alcuni esemplari si sono stabiliti, importati dall'uomo, anche nelle grotte di Oliero a Vicenza. Rarissimi esemplari di proteo nero, infine, vivono nella zona della Carniola settentrionale in Slovenia. L’habitat naturale di questo piccolo anfibio è molto ostile e impervio ed è costituito essenzialmente dalle falde acquifere presenti all'interno delle grotte e delle caverne carsiche, dove la temperatura dell’acqua è stabile tutto l’anno ed è compresa tra i 9 e i 12 gradi. Anche una minima variazione di questi parametri potrebbe portare alla morte degli esemplari e quindi all'estinzione della specie. Il proteo tende a vivere in acque profonde e a salire in superficie solo molto raramente e in casi eccezionali come in occasione di qualche piena. Lo si può trovare esclusivamente nei sistemi idrici presenti nel sottosuolo che dalle coste dell’Adriatico nord-orientale arrivano a quelle del Montenegro. Per sopravvivere necessita di acqua pulitissima e limpidissima, ragione per cui la sopravvivenza della specie è continuamente messa a rischio dall'inquinamento delle falde acquifere. E’ molto difficile riuscire a osservare un proteo in natura poiché è un animale molto schivo e difficilmente si lascia osservare, ma nelle grotte di Postumia e presso lo Speleovivarium di Trieste è possibile vedere alcuni esemplari detenuti in cattività. In Italia il proteo è stato avvistato nelle grotte del Carso triestino e goriziano attraversate dal corso sotterraneo dei fiumi Timavo-Isonzo e Vipacco.
Le abitudini sessuali del proteo non sono ancora del tutto chiare a causa delle notevoli difficoltà riscontrate dai ricercatori per le osservazioni nel loro ambiente naturale. Si sa che questi anfibi raggiungono la maturità sessuale intorno ai dieci anni di vita. Esistono pareri discordanti sul tipo di procreazione, poiché in un primo momento si pensava che fosse una specie ovovivipara, con la femmina che partoriva una o due larve già formate, ma, da studi successivi è emerso che alcune femmine depongono un certo numero di uova (circa 50 o 60) in acqua. Le uova sono avvolte in una sacca gelatinosa che viene attaccata sulle pareti di qualche roccia. La femmina controlla le uova per proteggerle. La gestazione dura circa quattro mesi, al termine dei quali le uova si schiudono e le larve vengono alla luce. I girini sono lunghi circa venti millimetri e sono provvisti di occhi e di pigmentazione, caratteristiche queste ultime che saranno perse durante lo sviluppo. Nella prima fase di vita sono privi di arti che poi compariranno in seguito. Per i primi tre mesi si nutriranno esclusivamente del sacco vitellino. L’accoppiamento vero e proprio è preceduto da un preciso rituale di corteggiamento nel corso del quale il maschio e la femmina si esibiscono in una particolare danza detta “a caduceo” che prevede che i due corpi si intreccino tra loro, in una posizione molto simile a quella del “Bastone di Esculapio”, simbolo della Medicina. Il maschio, poi, diffonde degli odori particolari sventolando la coda sul muso della femmina. In questo periodo i maschi tendono a lottare tra di loro con colpi di coda e morsi per difendere il territorio da eventuali intrusi. Le lotte sono violente e non è raro che i due avversari si feriscano gravemente. Nei protei non si verifica un vero e proprio accoppiamento, ma il maschio conclusa la danza nuziale depone una sacca, detta spermatofora, dove sono contenuti gli spermatozoi e poi la femmina la raccoglie con la cloaca, dando luogo alla fecondazione vera e propria. La deposizione delle uova avviene ogni sei anni. Si tratta di una specie molto longeva che raggiunge in media i 30-40 anni di vita e tutte le fasi dello sviluppo sono estremamente lente. Le uova per schiudersi impiegano circa quattro mesi nonostante le ridottissime dimensioni della specie e la maturità sessuale si raggiunge solo intorno ai dieci anni o comunque quando l’animale raggiunge i venti centimetri di lunghezza per i maschi e i quindici per le femmine.
L’alimentazione quotidiana del proteo è poverissima e scarsissima. Questo piccolo anfibio si nutre pochissimo e può restare anche anni, addirittura 12, senza mangiare grazie ad un metabolismo corporeo lentissimo. Anche in questo caso la natura e l’evoluzione della specie si sono adoperate per far si che il proteo riuscisse ad adattarsi al meglio all'habitat naturale in cui vive, un ambiente estremamente povero di vita e di conseguenza di prede di cui potersi cibare. In generale il proteo si nutre di piccoli crostacei, di molluschi e nei casi più estremi anche delle sue larve. Le prede vengono trovate tutte in acqua, poiché il proteo risale molto raramente in superficie. Le sue prede preferite sono i gamberetti di grotta e alcuni microrganismi presenti nel limo. Le prede sono scovate al buio nelle cavità e nelle fessure delle rocce grazie ad un olfatto infallibile che consente a questo anfibio di individuare con esattezza la loro posizione, nonostante sia completamente cieco. Il proteo è inserito nella lista IUCN (Unione internazionale per la conservazione della natura) come specie ad alto rischio di estinzione. La sopravvivenza del proteo, infatti, è quotidianamente minacciata dall'alto rischio di inquinamento del suo ristretto habitat naturale. Le rocce carsiche, infatti, sono di natura calcarea, il che significa che qualsiasi sostanza nociva penetra direttamente nel sottosuolo andando a compromettere gravemente le falde acquifere sottostanti, unico ambiente in cui questa specie riesce a sopravvivere. E’ severamente vietato il prelievo in natura di questi animali, che nel corso degli scorsi decenni siano stati, comunque, oggetto di una copiosa raccolta amatoriale. Non si conoscono le dimensioni esatte raggiunte attualmente dalla popolazione carsico- isontina poiché è molto difficile riuscire a individuare e quindi a censire gli esemplari presenti in natura.
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