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I sintomi più evidenti delle micosi sono costituiti dalla presenza di placche, circolari od ovoidali, di dimensioni non superiori a qualche centimetro di diametro sulla cute. Queste con il decorso della malattia possono confluire tra loro. I peli compresi nelle aree malate diventano prima irti ed opachi, e poi si staccano dalla cute lasciando al loro posto materiale liquido e desquamazione. Mentre la lesioni si estende verso l’esterno il pelo ricresce, più debole e meno sano di quello precedente. Le aree malate possono diventare anche ricettacolo di batteri infettandosi e dando vita ad altri disturbi ad essi connessi, che aumentano in un circolo vizioso il rossore e la presenza di liquidi infetti sulla pelle, permettendo il nascere di croste giallastre. La tigna spesso viene confusa con forme di rogna o patologie causate da altro tipo di acari. Per questo motivo e per somministrare la cura più adeguata, bisogna recarsi quanto prima dal veterinario davanti a sintomi del genere, in modo che il medico possa confermare la malattia tramite l’utilizzo di lampade particolari, chiamate lampade di Wood, in grado di evidenziare, tramite raggi ultravioletti, la presenza di forme fungine. Una volta confermata la presenza, sarà cura del veterinario individuare la specie di fungo e, con essa, la gravità della malattia e la cura più adatta per debellarla in maniera efficace.
Una diagnosi accurata avrà quindi sempre bisogno di elementi epidemiologici e clinici, oltre che dei risultati di laboratorio. Gli elementi epidemiologici serviranno per capire l’origine della malattia, in questo caso specifico l’origine del contagio. E’ riconosciuta la predisposizione per esempio dei gatti a pelo lungo rispetto a quelli a pelo corto. Gli elementi clinici sono dati dalla mera osservazione, anche ad occhio nudo, dello stato della cute del gatto malato. Dunque l’individuazione e lo studio delle zone con alopecia, di eventuali rossori della pelle, presenza di squame o infiammazioni in atto. Gli elementi provenienti dagli esami di laboratorio comprendono i risultati dell’osservazione con la lampada di wood, dei test colturali del fungo o della eventuale biopsia del tessuto dermico.Le micosi per fortuna prevedono un trattamento terapeutico dedicato e la guarigione dalla malattia così come dai disturbi ad essa connesse è quasi sempre completa e definitiva. Quando ci si trova davanti a forme micotiche molto estese o di fronte a recidive frequenti, il veterinario può avere il sospetto che oltre alla patologia da micosi possano essere in atto altro tipo di affezioni di varia natura. Può essere il caso di malattie immunodepressive (FIV) per esempio, o si può trattare di gatti che hanno subito cure prolungate con corticosteroidi, medicinali che possono causare una forma dermatofitica, che non è legata alla presenza di funghi dunque ma che è caratterizzata da una prognosi non benigna. I trattamenti che prevedono la cura delle micosi hanno lo scopo primario di arrestare l’evoluzione della colonizzazione del fungo, oltre che di combattere il contagio del fungo sul corpo di altri animali o dello stesso proprietario. Il veterinario provvederà inoltre ad ostacolare la sopravvivenza del micete nell'ambiente esterno, che come abbiamo visto può essere davvero lunga. Sul mercato esistono attualmente una buona serie di farmaci antimicotici, che dunque hanno una funzione fungicida e/o fungi statica. Con essi però è possibile effettuare soltanto trattamenti locali, perché si tratta per lo più di lozioni o creme. In molti casi comunque il veterinario provvederà a prescrivere in aggiunta ai fungicidi anche altro tipo di farmaci per attaccare la patologia a livello generale. Una buona terapia sarà costante e avrà la durata di almeno un mese. Non è raro nei gatti che pur non presentando alcun sintomo clinico, questi siano capaci di trasferire la malattia ad altri animali o anche all'uomo. Il fenomeno è realmente evidente presso le colonie di gatti randagi dove soggiornano soggetti con infezione subclinica o portatori sani. Anche in casi del genere l’ideale sarebbe sottoporre tutti i gatti ad esami di laboratorio e, in un secondo momento, isolare i soggetti affetti e trattarli con antimicotici fino alla completa risoluzione del problema, infine reinserirli nella colonia. Questo vale per i casi meno gravi, quando invece si è in presenza di croste o pustole evidenti, il veterinario dovrà medicare le zone infette e trattare il gatto con antibiotici prima di reinserirlo in famiglia o in colonia. In casi del genere si rende inoltre necessaria la totale tosatura del pelo.
Ma la micosi è solo una delle malattie dermatologiche a cui può essere soggetto il nostro amico a quattro zampe. Vediamo insieme quali sono le più comune, come proteggere il nostro gatto e come curarlo.
- Acne felina: si manifesta con dei piccoli punti neri, localizzati prevalentemente sul mento e intorno alle labbra che, se trascurati, diventeranno pustole e ascessi. E' solitamente causata da disturbi legati all'alimentazione e a disfunzioni dell'apparato digerente. La prima cosa da fare è lavare la zona con del sapone neutro, risciacquando e asciugando poi il gatto con cura. Rivolgetevi poi ad un veterinario per valutare la gravità della patologia e la sua cura.- Alopecia: il cambio di pelo è una condizione normale per il gatto, ma se la caduta si presenta rapida e se individuate delle chiazze, più o meno grandi, sul corpo del vostro animale, è meglio rivolgersi al veterinario perchè potrebbe trattarsi di una patologia piuttosto grave. - Dermatite allergica: è la forma di allergia più comune ed è spesso causata dalle punture delle pulci. Il sintomo più evidente sarà il prurito, il vostro gatto tenderà a grattarsi spesso, causandosi lesioni e croste. Non trascurate questo disturbo perchè potrebbe diventare cronico. La terapia prescritta di solito si basa su medicinali a base di cortisone.
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