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Noto per la sua “rusticità” il cavallo Charolais è da sempre stato un cavallo molto amato e molto diffuso, anche se più volte si è tentato un miglioramento della razza, soprattutto ad opera di tipologie equine arabe arrivate in patria a seguito di varie battaglie e conflitti bellici. Nonostante tutto, fino al prima della sua estinzione, lo Charolais era considerato un cavallo sobrio ed elegante, anche se non eccessivamente alto, raggiungendo un altezza media che poteva variare dai 150 ai 162 centimetri.
La testa dello Charolais era tonda e massiccia con muso breve, caratterizzata da orecchie piccole ma attente. Il collo si presentava breve e molto forte, collegato al garrese in maniera decisamente solida. L'ossatura era molto pensate, ma nonostante ciò l'animale manteneva intatta leggerezza ed eleganza. Il corpo, è massiccio e arrotondato, con una groppa piuttosto larga. Buoni gli appiombi. Riguardo al carattere, lo Charolais si presentava come un animale molto docile ed intelligente, capace di resistere al duro lavoro senza particolari problemi. Il Giro Granata in 100 giorni: Cent'anni di trasferte della Salernitana Prezzo: in offerta su Amazon a: 10€ |
La razza più antica è sempre stata la preferita dai agricoltori, anche se, l'incrocio fra fattrici e stalloni indigeni purosangue della zona di Saone – et – Loire hanno contribuito a definire alcuni paramenti essenziali di questa tipologia equina. Nonostante ciò, molti “puristi” e accaniti conservatori della specie hanno più volte messo sotto accusa questi incroci, in quanto destabilizzanti per lo Charolais che si vedeva “minato la sua abilità nella corsa, senza però guadagnare nulla in forma”. Ma intanto, con l'avvicendarsi di tempi più industrializzati, l'utilizzo del cavallo Charolais lasciava il posto a nuove invenzioni e da qui poi l'ennesima esigenza di incroci con altre razze per migliorarne l'utilità, senza contare il fatto che il Nivernais stava già mettendo seriamente in pericolo la “celebrità” dello Charolais.
Riguardo alla definizione dei caratteri peculiarità della razza Charolais, nel 1827 si espresse Louis Furcy Grognier, famoso naturalista, che, elogiando le qualità di questi animali, ammise che "i cavalli di queste province non hanno ancora deciso con quali caratteri essere riconosciuti".Agli inizi del novecento, lo Charolais si trovava ancora in condizioni eccellenti e addirittura era il cavallo preferito di Re Alberto I del Belgio, il quale ricevette in dono dal marchese de Croix uno Charolais bellissimo chiamato poi Titanic, e che divenne il prediletto della sua scuderia. Nel 1933, quindi nel periodo intercorrente far le due grandi guerre, lo Charolais venne definito come “il miglior cavallo di battaglia”, paragonabile addirittura al cavallo irlandese. Molto apprezzato anche nelle scuole di salto e di formazione, questo cavallo ebbe la possibilità di distinguersi a livello internazionale, gareggiando in bravura nel galoppo con il suo “rivale” storico, l'anglo – normanno.Fino a qualche anno prima dell'estinzione della razza, lo Charolais era allevato soprattutto nella zona fra Cluny, Charolles, Blanzy, Paray-le-Monial e Digoin, luoghi dove si pensava che il terreno misto, caratterizzato da grandi percentuali di argilla e calcare, fosse il miglior modo per favorire uno sviluppo ottimale del massiccio apparato scheletrico di questi cavalli.
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