Mucche

Informazioni generali

Le mucche sono sicuramente gli animali da cortile per eccellenza e nessuna fattoria al mondo ne è sprovvista. Ciò accade per una serie ben precisa di motivi, in quanto le vacche sono animali polivalenti, che si prestano sia al lavoro dei campi che al fabbisogno dietetico umano, producendo sia latte che carne. Solitamente vi sono due tipi diversi di allevamento, proprio in funzione dell'attitudine delle mucche: quelle destinate alla macellazione e quelle destinate alla produzione intensiva di latte, che verrà poi venduto puro o pastorizzato oppure trasformato in prodotti caseari. In realtà si delinea anche una terza categoria di mucche destinata al lavoro dei campi, ma, soprattutto nei paesi più moderni, non esistono praticamente più esemplari indirizzati verso questo impiego.

Ad ogni modo le mucche sono oggi alcuni degli animali più amati nell'immaginario bucolico, soprattutto grazie alla loro calma atavica, che le rende protagoniste ideali anche all'interno delle oramai celebri fattorie didattiche e, a largo spettro, nel turismo rurale: non è un caso, infatti, che i bambini per primi si cimentino in simpatiche attività legate alla conoscenza del mondo rurale, magari allattando un vitellino oppure mungendo una mucca, seguendo un filone di interesse turistico che sta spopolando sempre più.

Primo piano mucca

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Etimologia

Mucche al pascolo Solitamente si tende a dare un nome ai bovini specifico a seconda dell'età e del sesso. Il bovino femmina è però spesso chiamato con l'appellativo “mucca”, che in realtà è un termine proveniente dal dialetto toscano, profondamente radicatosi, però, nell'uso quotidiano al posto di “vacca”. Ad ogni modo, non è ancora ben chiaro quale sia l'etimologia afferente a questa parola. Secondo alcuni, mucca sarebbe una derivazione tra i termini latini mulgēre (in italiano "mungere") e mūgīre (in italiano "muggire"), entrambi verbi che ben si raccordano con questo animale; secondo altri, invece, il termine mucca ha un'origine onomatopeica, imitando il classico verso della mucca stessa. Altri ancora propendono per una sovrapposizione dei termini muggire e vacca.

Secondo alcuni autori, il termine mucca apparve per la prima volta in un testo scritto risalente alla metà del 700, ma questa dicitura era limitata all'uso regionale esclusivo della Toscana e andava, con ottime probabilità, ad indicare una razza bovina originaria della Svizzera, considerata più mansueta rispetto alla altre tipologie. A chiarimento di ciò, il medico e letterato Antonio Cocchi spiegò che mucca era il termine con cui veniva generalmente chiamato un bovino molto pacato.

Di questa etimologia si è occupata anche l'Accademia della Crusca: nel 1910, infatti, il filologo Pio Rajna propose proprio a questo ente una specificazione personale del termine mucca, assegnandole una derivazione tedesca proveniente dal sostantivo mulkerei (o molkerei) che significa “vaccheria, stalla”, ripercorrendo la terminologia madrelingua dei mercanti di vacche provenienti dalla Germania in Italia. Anche qui, però, non vi fu un'accettazione unanime della spiegazione.

Ad ogni modo, il termine mucca venne sempre più preferito a quello originario di vacca, anche perché, a partire dal XVIII secolo, quest'ultimo neologismo andò ad indicare una donna di discutibili costumi, spesso addirittura una prostituta. Di questa nuova designazione del termine vacca ritroviamo conferma all'interno in uno scritto dell'artista fiorentino Benvenuto Cellini.


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Caratteristiche fisiche

Mucca In natura esistono molte razze di bovini, alcune delle quali selezionate con cura e pazienza dall'uomo stesso. In generale, però, la classica mucca alla quale pensiamo non appena pronunciamo questo termine è quella pezzata, di colore nero e bianco, anche se esistono mucche con mantelli di diversi colori, dal bianco al grigio passando per il marroncino. Alla stessa maniera esistono poi diverse corporature e caratteristiche fisiche che distinguono le varie tipologie bovine esistenti: ad esempio, esistono mucche alte al garrese anche 185 centimetri, con un peso medio che può arrivare anche a 700 chilogrammi come la mucca di razza Chianina oppure la Bionda d'Aquitania.

Altra caratteristica tipica delle mucche sono le corna, che in alcuni esemplari possono anche arrivare a 1 metro di lunghezza, anche se, generalmente, si attestano intorno ai venti – trenta centimetri. Tuttavia, pur essendoci alcune razze sprovviste di corna, è pratica abbastanza diffusa “eliminare” le appendici di questi animali al momento della nascita, sfregando con uno speciale stick alla soda caustica direttamente sulla zona della testa dove dovrebbero spuntare: in questo modo si “bruciano” le cellule epiteliali che in futuro permetteranno la crescita delle corna.


La mungitura

Mucca con vitellino La mungitura è un momento molto importante per chi ha un allevamento di mucche: infatti, esistono regole sanitarie ben precise in merito, al fine di operare nel modo più igienico ed esatto possibile, sia per garantire un prodotto genuino, sia per la salute dell'animale stesso. Un tempo la mungitura veniva fatta esclusivamente a mano dal fattore, ed ancora oggi è così per chi, magari, ha solo pochissimi capi per mungere, per i quali non è conveniente acquistare un mungitore automatico. Le grandi aziende, o chi comunque ha un allevamento bovino di media grandezza, predilige la mungitura automatica, realizzata mediante uno specifico macchinario che viene attaccato direttamente ai capezzoli della mammella della mucca sfruttando il gioco del vuoto d'aria e della compressione del capezzolo stesso.

Ad ogni modo, la mucca va munta due volte al giorno, sia di sera che di mattina in quanto questo animale produce circa trenta litri al giorno di latte, anche se alcune razze specifiche possono vantare di produrre anche sessanta – settanta litri al giorno.

Prima di procedere con la mungitura, bisogna pulire con acqua calda la mammella e i capezzoli della mucca, dopodiché si passa ad un leggero massaggio da effettuare sulla mammella stessa. Questo massaggio è, generalmente, realizzato a mano, anche se con le nuove macchine da mungitura questo viene fatto utilizzando una sorta di idromassaggio molto piacevole per l'animale. Proprio questo massaggio risulta di fondamentale importanza in quanto innesca un movimento ormonale di ossitocina che dal cervello permette far di “azionare” la fuoriuscita del latte.

La mammella per essere svuotata completamente richiede un tempo medio di circa sei – sette minuti e la mungitura deve essere particolarmente accurata, poiché nel caso di depositi di latte rimanenti all'interno della sacca, si può creare una proliferazione di batteri che conduce inevitabilmente alla mastite della mammella della mucca.

E' bene evidenziare che, subito dopo il parto, la mucca non produce il classico latte, ma il colostro, un liquido del tutto simile al latte, ma non adatto all'alimentazione umana e utile solo al nutrimento del vitellino poppante, che grazie al colostro riesce ad acquisire gli anticorpi per la crescita. Trascorsa una settimana, il colostro termina e diviene nuovamente latte adatto all'uso umano.


Mucche: Le mucche nella religione

La mucca riveste un ruolo importante in alcune religioni orientali, sia attuali che del passato. Gli Ebrei, ad esempio, la usavano per i riti propiziatori, così come racconta anche l'episodio biblico dell'attraversamento del deserto del Sinai, quando venne bruciata una vacca rossa, senza difetti di sorta e non sottoposta al giogo, insomma uno dei migliori esemplari a disposizione. Inoltre, continua la storia, le ceneri di questo animale vennero raccolte e mescolate all'acqua ogni qualvolta vi era necessità di compiere abluzioni o riti espiatori.

Ma è sicuramente nell'ambito della religione Indù che la mucca assume un ruolo fondamentale, di vero e proprio animale sacro. Infatti è proprio una vacca, chiamata Surabhi, che appare in molte immagini iconografiche raffiguranti Krsna: questa mucca vive nel paradiso di Krsna, il Goloka, ed è dispensatrice di beni e come tale non può essere uccisa. Il compito fondamentale delle mucche, secondo la religione induista, è quello di condurre le anime degli uomini defunti lungo il fiume sotterraneo Vaitaraṇī, che è pieno di coccodrilli e pertanto non guadabile. Le vacche aiuterebbero quindi gli uomini a giungere agevolmente sull'altra sponde del fiume, dove verrà assegnato loro un nuovo corpo per la successiva reincarnazione.

In India non è quindi inusuale trovare vacche che vagano liberamente per città e per i campi, mangiando indisturbate anche dalle sporte dei mercatini e dei negozi di alimentari, poiché nessuno può attaccare una mucca, né ucciderla né tanto meno cibarsi delle sue carni. Eppure il nome in sanscrito di questo animale, “aghnya”, significa “colei che si può macellare”. Infatti la “divinazione” della mucca da latte pare essere divenuta un vero e proprio dogma religioso in seguito al grande boom di natalità dell'India, dove la vacca rappresentava, e rappresenta tutt'oggi, una forza lavoro importante, oltre che un animale prezioso dal quale poter prendere il latte per la trasformazione di questo in prodotti caseari e quindi atti al nutrimento umano.

Probabilmente, il precetto scaturì proprio dalla possibilità che le mucche potessero essere uccise per soddisfare l'alimentazione e non quindi essere impiegate nel lavoro campi, riducendo così anche le aree potenziali dove poter coltivare, in quanto sarebbero state destinate al pascolo dei bovini. Eppure non è sempre stato così. Infatti, era la casta dei Brahmani che si occupava della macellazione rituale dei bovini, in quanto la carne di questi animali veniva consumata in occasioni ed eventi speciali, come matrimoni e funerali. Ad ogni modo, come spesso accade nelle religioni, la necessità sociale divenne precetto religioso, così come accade per l'Islam e il suo comportamento nei confronti della carne di maiale.

Nonostante per legge nei paesi indiani sia vietata la macellazione, ad esclusione del Kerala e del Bengala Occidentale, esistono tantissimi macelli che operano nell'illegalità, soprattutto nella grandi città dove il fabbisogno alimentare è sempre maggiore.



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